Ti sei mai chiesto come si produce l’hashish? Probabilmente, se sei un vero appassionato della cannabis, ti può interessare sapere come viene realizzato uno dei suoi derivati più famosi, attraverso lunghi procedimenti e particolari attenzioni. Oppure chissà, dopo aver letto questo breve articolo, proverai a produrre hashish direttamente per conto tuo, così da non rimanere mai senza.
Che cos’è esattamente l’hashish
Una premessa è doverosa: ricordiamo che l’hashish è considerato una sostanza illegale dalla legge italiana, a meno che non appartenga alla categoria light, ovvero con THC rigorosamente sotto lo 0,2%, con una soglia di tolleranza che arriva allo 0,6%.
Detto ciò, cerchiamo di capire cosa sia esattamente l’hashish: si tratta fondamentalmente dei tricomi della pianta della cannabis, ovvero dei piccoli peli che ricoprono le cime delle foglie di cannabis, con consistenza resinosa e ovviamente appiccicosa. I tricomi sono il ricettacolo dei principi attivi delle cime, ovvero del THC (principio attivo psicotropo) e del CBD (principio attivo buono, che abbonda nella cannabis legale).
I tricomi da cui si ricava l’hashish sono presenti soprattutto nelle infiorescenze delle piante mature e, in maniera minore, sul resto della pianta: tutto diventa spendibile nella produzione dell’hashish.
Per saperne ancora di più sull’argomento, scopri le differenze tra marijuana e hashish.
Da cosa viene ricavato l’hashish
Ecco dunque spiegato da cosa viene ricavato l’hashish: dai tricomi sparsi per tutta la pianta (e soprattutto sulle cime) matura di cannabis. Che la pianta sia femmina o maschio, poco importa, poiché da entrambe si possono ricavare tricomi.
Nel dettaglio, le piante più ricche di cannabinoidi sono le femmine, con le foglie più grandi e riconoscibili, quelle a ventaglio, ma soprattutto quelle piccole e resinose, perfette per la raccolta dei tricomi.
La cosa più pratica è essiccare le cime e averle poi pronte per la così detta “setacciatura a secco”, uno dei modi più semplici e usati per produrre hashish.
Come si fa, letteralmente, l’hashish
La base del processo è, come abbiamo visto, la raccolta del kief, ovvero dei tricomi, che vanno poi trasformati in piccoli mattoncini o sfere più solide e compatte. Questo passaggio avviene dopo l’estrazione, che può essere praticata con oppure senza solventi.
L’estrazione senza solventi è decisamente più tradizionale e salutare, è un procedimento manuale che consiste nella separazione diretta dei tricomi dall’erba essiccata, spesso con l’ausilio di una rete apposita. Una volta ottenuto il kief, lo si mette in uno stampo e lo si scalda, pressandoli sino a dargli l’aspetto a panetto o sferico, con la solidità ottimale.
Il metodo con solventi è più moderno e prevede il trattamento delle cime con butano, propano o anidride carbonica, così da estrarre i cannabinoidi dai tricomi. Serve fare attenzione ed eliminare tutti i residui di solventi, una volta ottenuto il prodotto, altrimenti risulterà non consumabile e dannoso per la salute.
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